venerdì 21 settembre 2012

Matteo Amoruso: Incompleto.

Matteo dice di averla scritta in endecasillabi. Con l'entusiasmo che mi pervade in questi ultimi tempi l'ho invitato a controllare, e di ripensare alle regole della metrica, che sono insidiose alquanto, poiché non basta contare fino a undici per 'leggere' un endecasillabo. In casa dicono che se fossi stato un insegnante sarei stato insopportabile. Sì, lo credo anch'io, ma alla fine avrei promosso tutti, tranne me. Vabbè.

Incompleto.
Sentirsi sospesi nel vuoto, pèrsi
avere paura delle proprie òmbre
degli sguardi, dentro silenzi immèrsi
delle mie parole, così ingòmbre
e per capirsi non basta lo sguàrdo
ma con frasi incerte, nella penòmbra
conoscere qualcuno non azzàrdo
di me so fare ritratto offuscàto
non altro che un viso, né beffardo
né malizioso, né furbo, sfiancàto
non so dire, ch'_io sia, tutt'è_niente
nulla sé, tutti siamo, mascheràto
d'un lugubre carnevale, silènte
maschere dietro ad anime tristi
sul ballatoio del mondo, danzanti.

Forse Matteo ha impiegato accenti e trattini d'unione per convincermi, ma non ce n'era bisogno. E' lui che deve viaggiare, io mi sono fermato da un pezzo, e mi spiace ancora che qualcuno mi guardi come una pietra miliare, sia esso un figlio o un amico. Dal cavo nella volta celeste, mi confronto ogni giorno con l'unico dio che rimane:  Termine.

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