domenica 25 novembre 2012

Un vecchio post, attinente al precedente.

   Devo  premettere che considero quello che segue qualcosa di simile a uno scherzo... ho cercato di ricordare, senza troppo verificare, quanto più possibile di certe letture e di ricavarne questa specie di gioco, nulla di più.
Ad ogni modo, se qualcuno riesce a leggere fino alla fine...
Si tratta, tutto sommato, di storia di ricordi personali, fatta in casa, sommamente arbitraria e perciò... fantastica. Se vi capitano per le mani, comunque, le 'Cronache di Bustos Domecq', leggete o rileggete quelle due paginette dal titolo 'Esse est percipi', e chissà, forse sarete d'accordo col tale che chiamò don Luigi (J.L. Borges) 'Omero del novecento', al di là di qualsiasi altra considerazione.
Ciao!
Historia unilateral de desliteratura*, chapter 1st, Don Luigi.
   ...Ora, dunque, tutto è dimenticato, Don Luì, non ci siete più, non ci sono le vostre parole, non ci sono i vostri pensieri; lo sapevate da sempre, lo avevate detto, avevate avvisato, e non siete mancato...
   Mancate solo nella meraviglia di chi vi scrive, voi così diverso da tutto ciò che avendovi circondato, con la vostra assenza, è scomparso a sua volta; ricordo di aver inseguito zaguanes (1) e di essere sboccato in patios senza fine, con rovine circolari, vado a braccio, o a mente, - non saprei-, cerco di intravedere i vostri inizi di novecento, dove iniziavano le torri, intersecandosi, in lingue e simboli che non ho conseguito d'intendere... direste algo similar (2), Don Luì?
   Non mi sento in grado di indovinare le vostre domande, le mie verifiche sono prive di sostanza, solo immagino, null'altro, esa música, lejana, la que Usted sintió, en aquella hora de llanura en la tarde (3)... qui rimane il vento, si è cristallizzato sulla foto di voi seduto con le mani appoggiate al bastone, come una silente folata che si ritorce in se stessa, annullando il proprio moto, un remolino atando vuestros dedos (4)...
   Perdonate, don Luigi, se tutto ho dovuto dimenticare, ma così intendevo, così ho creduto di capire quando dicevate che per voi la difficoltà non era scrivere un libro, ma leggerlo... forse avrei dovuto pensare al revés e al ves-re, al contrario e al suo contrario, come dite voi del cono sur... forse tenía que pensar en vuestra ceguera (5), e allora avrei potuto capire, che scrivere un libro era per voi più facile che leggerlo, anzi no, per una volta forse vi siete schermito... voi che avete letto e ordinato migliaia di volumi, quasi una storia dell'uomo... ma ora non importa, mi tarea se cumplió, si acaso hubo una (6).
***
A domanda, il paziente risponde in maniera confusa e leggermente compulsiva indicando un volume minuscolo, di cui crede di poter dare il titolo, 'libro de arena' (7) o qualcosa di simile, e un altro, ma qui il tutto si complica, dice trattarsi di artifici, artificios (8), qualcosa di simile, non si capisce se stia ricorrendo a uno stratagemma, dice di non ricordare, di non essere lui il memorioso, parla di funi, o funes (9), non si capisce, forse affiorano tendenze suicide, a domanda risponde di no, che non parla di sé, ma di un tale Martín Fierro (10), che è stato ucciso da un negro, che a sua volta era stato sconfitto da altro personaggio ignoto in una specie di sfida musicale, sembrerebbe trattarsi di una vendetta tra bande, ma l'ipotesi risulta remota, anche perchè il soggetto ha chiamato improvvisamente a testimonio un certo signor Dahlmann, Dalmàn, come egli dice, parente di un tal Flores (11) non meglio identificato, sembra si tratti di un personaggio altolocato, di più non è dato capire...
***
   La ricerca di familiari è riuscita infruttuosa, sembra che nessuno, nelle cliniche contattate, abbia domandato di persone scomparse le cui caratteristiche potrebbero aiutare nell'identificazione del soggetto.
   De cada manera, el sujeto mismo se detiene constantemente en la biblioteca del instituto (12).
***
   Guarda i volumi con insistenza, infine sembra eleggerne uno, vecchissimo, copertina marrone, pagine assalite da giallore e umidità, in brossura, e quasi senza guardare lo apre e comincia a parlare...
   Così:
...ecco, dov'ero finito, ultimo capitolo, 'Sur'. Ci sono tutti, aspettavano, Dahlmann, Flores, la carrozza di piazza, gli infermieri, i medici che mi hanno curato, il bigliettaio, il treno fermo nella pianura trascorrente, la stazione spiazzata, il ferroviere che mi indicò la locanda, los mozos maldidos, le palline di mollica che mi tirarono, il duello, il vecchio rannicchiato, la daga lanciatami in disperato soccorso, el cuchillo, mia estrema condanna, y mi muerte, don Luís, yo muerto, tutto il vento del sud premendomi al suolo, e voi,... che avete fatto del mio ritorno una morte di cui vi sono grato, la mia vita non avendo, così composta, altro fine, Usted comprende...
   Anche Recabarren e Savastano (13) capivano tutto, e non parlavano, neanche una parola, anzi no, Savastano le confidò cose che nessuno avrebbe creduto, non c'erano prove sostenibili, già, perchè in questo breve, contenuto delirio, in questa totale assenza di ricordo, sporgono queste poche note, che hanno avuto il loro effetto, quasi un segno; la fine, il sud, la percezione dell'essere.
Tutto qui, don Luigi, quello che riesco a trattenere dei vostri insegnamenti e che ho sognato in questa mia degenza.
-Ma chi ha inventato tutto questo?
-Non si sa.
-Allora nel mondo non succede niente?
-Ben poco.
-Quello che non capisco è la sua paura. Che vuol farci?
-E se si rompe l'illusione?
-Ma no che non si rompe,- mi tranquillizzò.
-Quanto a me, sarò una tomba,- promisi.
-Dica quello che vuole, tanto non le crederebbero.
Squillò il telefono. Il presidente portò il ricevitore all'orecchio e con la mano libera m'indicò la porta.**
Ora esco, dall'incubo, il treno è quello al penultimo binario, falta media hora, voy a poner la valija en la red, acaso leeré las Mil y una noche, tendré que bajar en la nueva estación del sur, y después irme al almacén, comer, allí estarán unos muchachones borrachos, me echarán bolitas de miga, y habrá tal vez un duelo, el último, sin palabras...***
Oppure no, il vecchio, rannicchiato, nasconde la daga, Recabarren, sorpreso, la raccoglie e la fa scivolare sul retro, verso la finestrella che dà sulla prateria, da dove un giorno aveva visto crescere un piccolo punto fino a diventare un uomo che smontava da cavallo.

Mistificazioni da J.L. Borges, 'El fin', 'El Sur' (da 'Artificios'), 'Esse est percipi' *(da 'Crónicas de Bustos Domecq').

*Desliteratura, composto di deslizar, scivolare, e literatura, quindi mistificazione letteraria, più o meno.
Le traduzioni che seguono sono assolutamente personali, cioè a me più convenienti, ma non si distaccano troppo dal vero, come quelle precedenti;
1-corridoi, androni;
2-qualcosa di simile;
3-quella musica, lontana, che voi sentiste in quell'ora della pianura, di sera...mistificazione da 'El fin':...hay una hora de la tarde en que la llanura está por decir algo; nunca lo dice o tal vez lo dice infinitamente y no lo entendemos, o lo entendemos pero es intraducible como una música...;
4-un vortice che lega le vostre dita;
5-dovevo pensare alla vostra cecità;
6-il mio compito è concluso, se mai ci fu;
7-Il libro di sabbia;
8-Artifizi;
9-Funes il memorioso;
10-Martín Fierro, si può definire figura mitologica?
11-Dahlmann e Flores, personaggi di 'El Sur';
12-Ad ogni modo, il soggetto medesimo si trattiene costantemente nella biblioteca dell'Istituto...se sto parlando di chi dico io, la biblioteca la dirigeva, anzi, lo dirigeva...
13-Recabarren, personaggio di 'El fin', Savastano di 'Esse est percipi';
**Frasi tratte da 'Esse est percipi';
***Qui, la mistificazione è fatta su 'El Sur'.

18 maggio 2010

Nessun commento:

Posta un commento