venerdì 5 luglio 2013

Signore

Signore,
stamattina ho guardato il suo mondo

e sono tornato dietro i vetri,
bambino, e null'altro.
Forse ho sentito la sua mano sul braccio,
e non ho avuto nulla da dire.


Signore,
era già giorno, ed il bambino non si staccava.
I suoi vetri erano lustri, tirati a lucido

ma solo da un lato, quello dove il mio respiro non si posava.
Era il dono, signore
e ho lasciato le mani
dove erano attratte.

Dico grazie per i colori, le parole, il cuore


per ogni ineffabile strumento 
che arricchisce le mani, gli occhi, le labbra, 
quando ignaro del fine o dell'uso
mi avvicinano dove non oso.

Non mi sgomenta forse più, la perfezione.
Dammi solo modo di leggerti.
Di imparare, di amarti.

E' già giorno fatto, signore
e sento che sto pregando
che non sia
o che finisca presto per ricominciare
e che mi sia amica la prossima pazzia.


Se sarà, signore
saprò cadere
di là dai vetri c'è posto
per altri ciechi, per altri deformi
è una colpa felice vedere la dea
e patirne, signore.


E forse già mi ferivi
quando guardavo e non visto
rimanevi di là
a proteggermi.

Si è fatto giorno, signore
ed ho visto.


Devo andare, Signore

non aspettano gli occhi.

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