domenica 9 febbraio 2014

Lettere da carta in amore.

Vorrei semplicemente che tu scrivessi. E che per una volta fossi tu a farlo, da sola.
Vorrei che tu mi amassi. E che per una volta fossi tu a decidere i tempi, da sola.
Senza la mia presenza. Senza le modifiche, pur lievi, che posso importi.
Come se io non ci fossi. Libera di essere, senza che nulla tra noi si frapponga.
Vorrei che parlassi di te, ma lentamente, perché possa intendere, senza quei passi affrettati che troppo spesso solo a fatica riesci a modulare.
Dimmi di te, apriti dolcemente, perché possa capirti, senza quelle accelerazioni che a stento riesci a governare e che ti fanno esitare nel dirmi di te.
Ti vorrei qui, distesa, col tuo sentire che sempre più si fa fluido, il tuo battito leggero, attenta e tesa a raggiungere il limite ultimo, quello dopo il quale sai di dover ripartire da un accapo.
Vieni qui, lasciati andare, fa' che possa sentirti respirare, ascolta il tuo respiro che si va quietando, il tuo corpo che si muove col mio, il tuo cuore preciso, il tuo moto che si completa col mio, fino a quel punto estremo dal quale ripartire.
Ma ti ostini, ti blocchi, in qualche modo mi dici che questo nostro rapporto è impossibile, non è di questi tempi, che siamo ormai passati, che nuove luci, con lettere più precise e impeccabili si illuminano dal retro: meravigliosi video retroilluminati di grazie istoriate al plasma!
Non credi ai tuoi occhi, cerchi di negarti a questa meraviglia, dici che non è possibile, che non è più tempo, che un altro tempo, la forza di altre braccia e desideri ci sopravanza.
Tu sei qui, invece, nel tuo moto di un amore antico, quello che intende il rigore preciso di un legame di altri tempi ed altre mani: tenone e mortasa, sentimenti inestricabili e code di rondine, custodi e cassetti: quelli che non apro, ché un'aria infida, pur nuova o diversa, li ossiderebbe, i pensieri, le lamine, i pennini senza tempo, sudate incrostazioni, intarsi, e follicolo occluso, da dove passa il segno che lasci, tu, tra le righe.
Ti dico che sei qui, invece, con tutta la storia possente e intatta dell'amore vissuto da dentro, con quei suoi incastri perfetti di anime e corpi, e tutto quel sentire che abbiamo custodito tenacemente, assiduamente, aspettando questo momento così perfetto e propizio in cui quell'amore si realizza.
E vorrei poi che sentissi, come un tempo, le mie mani prendersi cura di te, darti il calore e la spinta necessari a portare avanti il tuo compito silenzioso, quello che solo tra noi, apparendo, parla.
E sentirai, come nel tempo che ci è stato così a lungo negato, che è giunto il momento di portarmi nel tuo segreto dell'essere donna, quello che sono venuto a cercare col calore delle mie mani, dove i tuoi fianchi si aprono e i miei occhi non sanno confini.
Ora, a volte, posi nella tua terra di bianco, smarrite le linee sottili, o forse ormai inutili, ora che tutto hai fatto della tua vita, ora che più non ti serve l'abbrivio di uno schema fisso, ora che sei di nuovo, in qualche modo, libera; di spaziare, almeno.
E dopo l'amore, dopo il nostro esserci e dare, rimarrai leggera, nei lini segnati da impressioni sottili e dal peso delle tue ali di inarrestabile farfalla; e non ti servirà più nulla, ora che sai la vita e l'amore, ora che sei di nuovo libera di spaziare.
E qui finiamo, giunti al punto: manca un accapo che non mi è concesso.
E questo ci basterà, come un accapo che rinasce.
Ciao
Sempre
Refill.
Amore mio.


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