martedì 25 novembre 2014

e vivo, forse, la lentezza della notte

e vivo, forse, la lentezza della notte
come avvolta in un grano eterno di rosario
segnata da improvvise scie, ed innumeri,
di poi assidue, legate a un cielo
di stelle appena velandosi
o mi stringe un pensiero, poco altro
forse l'offerta, profonda
di un pegno in una mano
e stretta, con forza che seppure
delicata si ostina
così mi confronto, senza un tempo preciso
che mi indichi confini di questi silenzi
di questi richiami a sabbie
e ghirigori senza versi
fatti di carte
carte che cedono alla notte
biancori di breviluni e radi,
accenni di barlumi
bisognerà che passi, anche questa notte
un'altra, tra rosari di assi
e lucori in piani di rotaie.
Null'altro che notte,
prima che torni,
di tanto resto.

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