sabato 19 settembre 2015

Vedi, quello che mi passa in testa

Vedi, quello che mi passa in testa
come una bicicletta antica
ormai senza pedali
è la memoria di un poeta
senza falde
gonna
senza cappelli
tese
tutto moda
come un negozio
di offese
una memoria
come una mano
distesa
dove tutto scivola
anche la parola più bella
che sarà madre amore figlio
non saprei dire cos'è
né cosa possa pensare
e perché
quando ride
un poeta
che forse non pensa che nulla
o chissà lo possiede solo ardito
uno spirito
un nulladicché
solo sillabe
e lui ad obbedire
ad ogni fruscio
quasi un lacchè
che leccando i perché se ne va
ma dentro l'anima in fine
dove fioriscono
i nontiscordardime
poiché
altro luogo non ha o nonò
che te
smarrita e finale
desinenza di me.

19.9.2015

Siamo dentro il silenzio

Siamo dentro il silenzio
Occhi ad altezza d'omeri
Braccia lungo linea
Mani che si ostinano
Cercando un fuori campo
Ah- se solo fossi a modern
Northamerican poet quante cose potrei
Dire e volendo anche
Violare accondiscendenti grammatiche
Ma sono qui, sperduto di provenienze antilucane
E fatto sera, innegabile e verdastra
Parete buona per ogni ospedale
Anche di questo
Dove ci serrano
Porte
Finestre
E tigli di fronte che in filare
Silenzioso
Sembra che capiscano
Il forse in cui intristisco.

15.9.2015

Il nostro cammino di ronda comincia

Il nostro cammino di ronda comincia
Quando tutti cercano il sonno
Quasi come il piacere della dimenticanza
E si continua
Scambiandoci di mano
Forse esiste un verde ospedale
Sarà questo, di corridoio
Ad angolo retto e finestre bloccate
Come un respiro che non si può sprecare
Un anelito che non si può scambiare
Un vetro a blindare il tuo passo
E la sera
Come una conchiglia che si accanisce.
Mille volte ho viaggiato nei tuoi occhi
E tu a condurmi, con la purezza che non ti ho mai detto
Per non macchiare quella parte migliore di me
Che di padre in figlio hai saputo salvare.
Facciamo per mano
Il nostro cammino
Di ronda e d'ospedale
E sono qui
Come un silenzio
A tenerti la mano.

16.9.2015

domenica 6 settembre 2015

esci dall'acqua, e porta in cielo le tue piccole labbra

esci dall'acqua, e porta in cielo le tue piccole labbra
nere di tanto mare
nessuna lingua nuova ti insegnerà altro tempo
solo quella impastata di sale
e resina che stenta ti rimane
a rapprendersi
fresca dei pini della tua terra
spalmandosi per assi
che fossero
piani verticali
per imparare a scrivere
ad ascendere
a correre ad apprendere
il solletico delle stelle
esci dall'acqua, piccolo
nessuna madre può più dirti
delle tue labbra nere
delle dita bianche come il sale
degli occhi chiusi nella sabbia
nessuno e nulla
non credere
a noi
a nessuno più
alla nostra pietà volatile
abbiamo unghie incarnite d'occidente
e peli doloranti, noi
e non abbiamo tempo
né spazio
non abbiamo nulla
nemmeno briciole di vergogna
che sfamino le rondini
che un dio ti asciughi
di tanto deserto,
piccolo mio.
4.9.2015

ci saranno sempre confini

ci saranno sempre confini
anche tra le lacrime
e le tue piccole suole
indifese sulla rena
si sono capovolte
le tue mani
e mostrano piccoli
i palmi
bastava così poco
fino a riva
un nulla
un quasi
e tutto il buio che invade
nel rogo di un soffione
non c'è nulla da fare
si dirà
e che questa è la vita
non vale
ai tuoi giochi non vale
sei così piccolo
e già sai cos'è morte
morte che cancella gli approdi
è la vita, si dirà
ma è la vita che finisce
e si chiama morte
come se si potesse giocare con i fronzoli
e nascondersi dietro a parole
come avrai fatto tu
giocando tra gli spiragli delle dita
inseguendo innocente
chi ruba vite e vende morte.

4.9.2015